Dedicata alla memoria di San Vincenzo, vescovo di Bevagna, l’abbazia ha origine incerta, alcuni residui di fortificazione farebbero supporre una fondazione risalente al VI secolo, ma altri elementi ne sposterebbero la data intorno al X secolo. Sulle pareti della Chiesa sono ancor oggi visibili affreschi di scuola marchigiana. La posizione adiacente ad uno dei più suggestivi passi appenninici fa dell’abbazia una meta attraente anche per il magnifico paesaggio che la circonda. A destra della chiesa si sviluppava il monastero, con il chiostro prospiciente la navata destra. Tutto il complesso abbaziale era stato realizzato con pietra corniola proveniente dalle cave locali, mentre per la pavimentazione della chiesa si usarono grandissimi e spessi lastroni di pietra di origine romana e paleocristiana. La facciata della chiesa è a capanna: al centro si apre il portale con arco a tutto sesto e lunetta traforata, sormontato da un’ampia monofora del XV secolo. Alle pareti si conservano ampie zone affrescate di scuola marchigiana dei secoli XV e XVI. La copertura, scandita da tre costoloni, si presenta per due terzi a volta a crociera, mentre il restante è a capriata. Questa diversità è ben visibile anche dall’esterno, attraverso i due diversi livelli di altezza della copertura. Il presbiterio è sopraelevato, con al centro una stretta scalinata e ai lati due aperture ad arco a tutto sesto che conducono alla cripta. Quest’ultima – riconducibile al secolo X – è tripartita da sei colonne di diverso diametro, con capitelli a tronco di piramide di varia fattura. Al suo interno si trova l’absidiola appartenuta alla navata laterale destra e ben visibile dall’esterno, posta accanto a quella principale.
Il ponte romano è situato vicino all’Abbazia di San Vincenzo al Furlo ed è realizzato con pietra del Furlo. Si tratta di un viadotto di età repubblicana, rinforzato anteriormente da sei contrafforti quadrangolari, che aveva lo scopo di riparare la Flaminia dalle repentine e pericolose piene del fiume Candigliano e che serviva inoltre, attraverso due chiavicotti, a far defluire le acque provenienti dalle pendici del Pietralata.Dapprima un forellino angusto, preistorico, aperto scheggia a scheggia, fatta aprire dal console Flaminio nel 217 a.c. o forse scavata in precedenza.
Poi dall’anno 76 D.c., a lato di questo forulus, la galleria romana, lunga quasi quaranta metri, scavata nel cuore della roccia per volere dell’Imperatore Vespasiano nel punto più stretto della gola. Adiacente alla Galleria del Furlo sorge la piccola chiesa di S. Maria delle Grazie, eretta alla fine del ‘400.